martedì 15 febbraio 2022

I CONSIGLI ALLA LETTURA 38: DYLAN DOG COLOR FEST #40 - ESTREME VISIONI

Ben ritrovati cari amici, cari followers e cari amanti della Nona Arte, ad una nuova puntata della nostra rubrica dedicata ai consigli di lettura fumettistica.
Anche oggi, attraverso la recensione del nostro Presidente, andremo a proporvi un nuovo interessante e molto particolare fumetto italiano.

"DYLAN DOG COLOR FEST #40: ESTREME VISIONI"





Una pubblicazione Sergio Bonelli Editore.
Contiene tre storie, "La Colazione dei Campioni" soggetto-sceneggiatura-disegni-colori di Officina Infernale, "La Casa dello Splatter" soggetto-sceneggiatura-disegni-colori di Spugna e "Il Teatro dei Demoni" di Jacopo Starace.
Copertina di Ambra Garlaschelli.
Brossurato, 96 pagine a colori, prezzo di copertina 5,90€.

Quello che ho tra le mani, e che ho appena finito di leggere, è senza dubbio il più sperimentale dei Dylan Dog Color Fest, forse uno di quei numeri simbolo che spiegano il perché sia nata questa collana.
Vale la pena ricordare infatti, che la serie è nata come necessità narrativa ed artistica di vedere autori fuori dal comune all'opera con una delle icone più significative della Cultura Pop (e non solo fumettistica) d'Italia.
Come spiega lo stesso Tiziani Sclavi, che in seconda di copertina introduce con un breve redazionale al lettore i contenuti dell'albo, le tre storie proposte sono quanto di più distante e diverso ci si possa aspettare da un racconto di Dylan Dog, estraniandosi in maniera pressoché estrema, dalla narrativa popolare che in questi 80 anni di vita editoriale ha contraddistinto la Sergio Bonelli Editore.
Citando Roberto Recchioni, i tre artisti coinvolti per questo albo sono "fuori dal coro e fieri esponenti di un fumetto sì pop, ma anche eversivo e iconoclasta".
Il primo racconto, "La Colazione dei Campioni", è firmato da Andrea Mozzato, conosciuto nel settore con il nome d'arte di Officina Infernale.
Pur conservando una narrazione quanto più vicina al fumetto popolare, la sua visione risulta davvero particolare, fondendo l'anima tipicamente pop del fumetto italiano ad elementi fotografici e all'astrattismo, con una deriva totalmente underground.
Le sue tavole mostrano comunque un vero e proprio equilibrio compositivo alla francese, cercando sempre di mantenere un senso di lettura sufficientemente chiaro.
Il suo Dylan Dog è probabilmente l'esatto opposto del personaggio che siamo soliti leggere sulla serie mensile, con un carattere più burbero ed arrogante, una corporatura ben più robusta e lineamenti estetici poco curati.
Dylan Dog, come da lui immaginato, è un fumetto popolare che viene invaso al livello narrativo e grafico da elementi astratti e poco definiti, come il sovrannaturale vuole, creando così una composizione di estremi visivi che di primo acchito paiono cozzare tra di loro, ma che invece restituiscono al lettore un'atmosfera davvero corretta.
Ecco allora che le tinte piatte tipiche della Pop Culture si fondono alle sfumature molteplici ed indefinite di carattere impressionista, assieme ai colori grafici dell'evoluzione visiva portata dalla tecnologia.
In maniera del tutto speculare è il suo racconto, che vede elementi sovrannaturali antichi scontrarsi con la modernità della Londra di oggi, proponendo un incubo più astratto, quasi impercettibile.
Il secondo racconto, "La Casa dello Splatter", è firmato da Tommaso Di Spigna, conosciuto nel settore con il nome d'arte di Spugna.
Tra i tre racconti di visioni estreme, il suo è quello che risulta a me più congeniale, sarà per un tratto tipicamente pop che ricorda l'impronta di Charles Burns e quella voglia di sperimentazione narrativa alla EC Comics.
In questa storia l'incubo è un luogo, non bene definito, dove Dylan è intrappolato e dove dovrà affrontare mostruosità informi per uscirne.
E' un grottesco, a tratti ipertrofico, che piace, una storia totalmente muta che convince dal principio alla fine e che riprende una delle domande riguardanti il libero arbitrio.
Qui la recitazione è tutta affidata alle impostazioni anatomiche dei personaggi, alle smorfie del loro volto e risulta, almeno per me, particolarmente empatica.
Pur andando verso una deriva splatter fantasiosa, che potrebbe far impressione a chi non vi è abituato, i colori accesi usati diventano imprescindibili nella resa finale delle tavole, dotate di uno storytelling notevolmente fluido e d'impatto.
Il terzo racconto, "Il Teatro dei Demoni", è firmato da Jacopo Starace, nome non  nuovo per la scuderia Bonelli, avendo già avuto modo di prestare la propria arte alla maxi serie "Orfani".
L'impostazione data da Starace alla propria storia è molto semplice e lineare, ma non per questo di poco valore, anzi semmai arricchisce l'esperienza artistica di Dylan Dog con un connotato non da poco.
La sua visione, impostata in una gabbia narrativa tipico bonelliana, è quella del teatro, dove Dylan e gli altri personaggi si muovono su un palcoscenico, fulcro dell'intera avventura.
C'è un bel gioco di rottura della quarta parete, con un livello di lettura che potrebbe persino spingersi con tono accusatorio nei confronti del fandom tossico della serie a fumetti.
L'incubo qui è quello di Dylan, di una realtà che a lui sembra inizialmente quella ordinaria ma che poi assume note stonate, sino a far destare il nostro protagonista.
Eppure anche qui, come fatto nella storia precedente da Spugna, vien posto un quesito su cosa sia realmente la vita e sul libero arbitrio di chi la vive.
La copertina di Ambra Garlaschelli ben si addice a quest'albo sperimentale, mostrando una visione artistica che fonde radici cubiste ad un impronta più all'avanguardia, dove l'aspetto cela il contenuto, dove il primo piano di Dylan sembra suggerire al lettore un proverbiale silenzio prima dello spettacolo portato in scena o, in maniera provocatoria, voler zittire una critica popolare che di fumetto ben poco sa.
Nel complesso un bellissimo albo a fumetti, forse uno dei più importanti che il 2022 ci ha per ora regalato e ci regalerà.
Potete trovare il fumetto in tutte le edicole d'Italia e nelle migliori fumetterie.

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