Carissimi amici di Bergomix ed ineguagliabili divoratori di letture a fumetti, torna in una veste del tutto nuova, la nostra rubrica di recensioni fumettistiche.
Diversamente dalla precedente edizione, e possibilmente con gli impegni che ci vedranno protagonisti durante l'anno, questa rubrica tratterà di fumetti già editi, sicuramente recuperabili nei canali delle edicole, delle librerie e delle fumetterie, ma non in parallelo con l'uscita.
Sappiamo già che non riusciremo dare spazio alle centinaia di letture che ci accompagnano durante l'anno, ma come sempre faremo del nostro meglio per potervi illustrare alcune delle meraviglie della Nona Arte.
"TOPOLINO E LE NEBBIE DI MEYRINK"
Soggetto e sceneggiatura: Marco Nucci
Disegni e chine: Fabio Celoni
Colorazione: Valeria de Sanctis
Originariamente pubblicata in due tempi sulle pagine di Topolino #3556 edito da Panini Comics
Per poter parlare della
storia "Topolino e le nebbie di Meyrink" devo fare due piccole
premesse.
La prima riguarda lo sceneggiatore, Marco Nucci, uno scrittore che per me ha
dimostrato, in un tempo editoriale relativamente breve, di sapersi affermare
tra le firme che conoscono i personaggi Disney, che li sanno narrare,
approfondire e, in un certo qual modo, evolvere.
Non è facile riuscire a conquistare lettori di diverse generazioni, ma le
storie di Nucci ci sono riuscite appieno.
La seconda premessa riguarda il disegnatore, Fabio Celoni, il cui segno, quando si tratta di fumetto umoristico, ci regala sempre delle forme così morbide e plastiche che continuano a fare storia e ad ammaliare noi fans.
Sono passati più di sette anni dall'uscita dell'ultimo capitolo di quella che
noi appassionati lettori di fumetti definiamo "trilogia horror
disneyana".
Nel frattempo Fabio Celoni ha realizzato altre storie, in particolare sul
fronte Disney ha illustrato una serie di racconti dedicati a Zio Paperone e una
serie di spettacolari copertine, sia per il settimanale "Topolino"
che per "Paperinik" e "PK Fuori Serie".
I più attenti tra noi avranno notato come il tratto di Celoni sia ulteriormente
evoluto, riuscendo anch’egli a coniugare i gusti di più generazioni di lettori.
Era da un pò di tempo che il tratto di Fabio mancava in modo significativo
sulle pagine dei topi e con la storia "Topolino e le nebbie di
Meyrink" ha celebrato il proprio ritorno sulle vite di Topolino &Co.
“Topolino e le nebbie di Meyrink” fa parte di quel filone narrativo del mistero,
che in parte strizza l’occhio alla serie televisiva “Alfred Hitchcock presenta”,
dove ad introdurre e a chiudere la narrazione troviamo l’enigmatica figura di
Lord Hatequack.
Chi è costui? Un narratore delle storie misteriose, spesso con un accento
tendente all’orrore, che accoglie il lettore e lo catapulta dentro il racconto.
Siamo ormai al settimo episodio, in quasi due anni di narrazione, di questa saga e mai una volta
la storia presentata è parsa ripetitiva o prevedibile.
In questo caso Marco Nucci ha saputo confezionare un racconto che ben si sposa
con il tratto di Fabio Celoni, un racconto che, nella forma e nei contenuti,
strizza moltissimo l’occhio ai romanzi dell’età vittoriana.
Per quanto i riferimenti all’affascinante città di Praga siano più che
evidenti, tra le vignette del fumetto ho colto anche un forte indirizzamento verso
la Londra vittoriana e, in particolar modo, verso un adattamento delle vicende
di Jack the Ripper.
E’ un racconto imprevedibile ed incredibile, in grado di tenere il lettore col
fiato sospeso, non colto tanto dal possibile brivido di terrore della spirale
in cui Topolino si perde, quanto dalla sorte che potrebbe subire l’eroe della
storia.
Il lettore si identifica fortemente in Topolino in questo fumetto. Quante volte
ci è capitato di ritrovarci turisti o semplici visitatori in ambienti/territori
che ci affascinano? Lo stesso qui accade a Topolino che, al contrario di noi,
si ritrova subito dopo misteriosamente catapultato nell’aspetto più terrorizzante del mito,
la Realtà.
Fabio Celoni riesce a scolpire, di vignetta in vignetta, di tratteggio in
tratteggio, il racconto di Marco Nucci.
Da lettore e fan del suo lavoro, non posso non notare come l’artista riesca a
mettere tutto se stesso e le conoscenze da lui maturate, in questa storia.
C’è un tocco personale in questo lavoro, lo si coglie dalle scenografie, dai
costumi, dagli oggetti di scena, come se il disegnatore sia già stato lì e
voglia ritornarvi accompagnato da noi lettori.
E’ sicuramente una storia dove testo, disegno e colore si fondono tra di loro,
divenendo un’unica componente a servizio della narrazione.
Guardate la colorazione di Valeria de Sanctis come riesce ad approfondire le
atmosfere già rese perfette dal tratto di Celoni, cogliendo esattamente i
singoli frangenti (temporali e non solo) in cui ci troviamo.
Un crescendo della gravitas che culmina poco prima del ritorno alla normalità.
Molto interessante l'ultima pagina che rompe gli schemi, omaggia Dylan Dog e rilassa il lettore.
La storia lascia aperto uno spiraglio interessante, legato proprio al "monstrum" del racconto.
Un bellissimo fumetto che sono sicuro non tarderà ad apparire in un'altra veste editoriale.
Potete recuperare l'albo in fumetteria o tramite il servizio arretrati.
Un crescendo della gravitas che culmina poco prima del ritorno alla normalità.
Molto interessante l'ultima pagina che rompe gli schemi, omaggia Dylan Dog e rilassa il lettore.
La storia lascia aperto uno spiraglio interessante, legato proprio al "monstrum" del racconto.
Un bellissimo fumetto che sono sicuro non tarderà ad apparire in un'altra veste editoriale.
Potete recuperare l'albo in fumetteria o tramite il servizio arretrati.
LEONARDO MONZIO COMPAGNONI
Presidente Associazione Culturale Bergomix
Presidente Associazione Culturale Bergomix
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