Cari amici ed amanti della Nona Arte, carissimi followers di Bergomix, ben ritrovati con la nostra rubrica domenicale dedicata al meraviglioso mondo dei fumetti!
Attraverso le recensioni del nostro Presidente, vi andremo a consigliare alcune delle tantissime proposte fumettistiche che potete trovare in edicola, in libreria, in fumetteria, o perché no, chiedere in prestito presso la vostra biblioteca civica di riferimento.
Buona lettura!
"DEADPOOL ASSASSINO"
Sceneggiatura di Cullen Bunn, disegni e copertina di Mark Bagley, edito in Italia da Panini Comics.
Volume nel prestigioso formato Marvel Collection che raccoglie la miniserie "Deadpool: Assassin", un'opera che si scrolla di dosso i dictat stilistici tipici delle ultime serie a fumetti che hanno visto per protagonista il celebre mercenario chiacchierone della Casa delle Idee, per strizzare l'occhiolino ai contenuti stilistici tipici dei due film.
Bunn, narrativamente parlando, tiene comunque conto della continuity narrativa del personaggio in particolare la sua breve militanza nella squadra unione degli Avengers e la serie team-up con Spider‐Man.
Più che in passato, diventa fortemente ciclica e necessaria alla narrazione la cosiddetta rottura della quarta parete, dove Deadpool si rivolge direttamente al lettore, facendolo diventare in un certo senso uno dei personaggi della storia.
Devo dire che mi sono fortemente stupito del ripescaggio di due personaggi del sottobosco mutante scomparsi dai radar delle serie a fumetti degli X-Men, sto parlando di Belladonna, leader della Loggia degli Assassini, e di Threnody.
Ai disegni un Mark Bagley in splendida forma, dotato sempre del suo tratto dinamico-realistico e con una cura al dettaglio sublime.
Le tavole, di facile leggibilità, tengono l'attenzione del lettore accesa dalla prima all'ultima vignetta.
Insomma, nel complesso una bella lettura, divertente e d'azione, che fa la gioia sia dei fans di vecchia data sia di coloro che hanno conosciuto il personaggio grazie alle due pellicole cinematografiche.
Il formato scelto da Panini Comics è quello vincente della linea Marvel Collection, un bel cartonato con un'ottima resa di stampa e un più che buono rapporto qualità/prezzo (17€ per 144 pagine).
Potete trovare il fumetto in libreria, in fumetteria o richiederlo in prestito alla vostra biblioteca civica di riferimento.
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"STAR WARS #1" (Anno 2021)
Contiene ~Star Wars #1 sceneggiatura di Charles Soule, disegni di Jesus Saiz, ~Darth Vader #1 sceneggiatura di Greg Pak, disegni di Raffaele Ienco, edito in Italia da Panini Comics.
È uscito in edicola e in fumetteria il nuovo mensile dedicato ai fumetti dell'universo di STAR WARS, uno spillato di 64 pagine al costo di 5€, che contiene le due nuovissime serie a fumetti che vanno ad ampliare il mito della saga delle guerre stellari.
La prima storia, l'albo di Star Wars, prende il via dall'iconica scena rivelatrice dove Darth Vader svela la vera identità del padre di Luke Skywalker.
Charles Soule, non nuovo a tessere le fila delle storie mai narrate della saga, ci racconta cosa è successo subito dopo il salvataggio di Luke Skywalker, presentandoci una storia molto introspettiva sull'eroe che ha fatto esplodere la Morte Nera.
Il ritmo narrativo è incalzante, il racconto non è privo di momenti epici, ogni personaggio è perfettamente equilibrato nell'economia della storia, persino Chewbacca e C3PO hanno delle funzioni ben specifiche e necessarie a quanto avviene.
Si vede proprio che Soule si trova a suo agio con questa mitologia, ogni pagina trasuda di passione e conoscenza dei personaggi, rendendo onore alla creazione di George Lucas.
Ai disegni troviamo Jesus Saiz, un grande disegnatore spagnolo il cui curriculum artistico è davvero invidiabile.
Da Doctor Strange a Captain America, da Birds of Prey a The Brave and The Bold, l'artista spagnolo approda ora su uno dei titoli più caldi della casa delle idee mostrando un'ulteriore maturazione del tratto, iper realistico e per nulla statico, con una cura al dettaglio encomiabile.
La caratteristica visiva dei personaggi buca i limiti della tavola, la loro recitazione è affidata in particolar modo al viso, mai così espressivo!
La seconda storia, l'albo di Darth Vader, si muove quasi in parallelo alla prima.
Greg Pak spinge Darth Vader ad intraprendere un viaggio alla scoperta delle origini del percorso che hanno plasmato Luke Skywalker, fornendo così anche l'occasione per una analisi riflessiva ed introspettiva del personaggio.
Se nella precedente gestione abbiamo assistito alla costruzione e alla proclamazione del suo essere Sith, questa nuova saga sembra portarci in una direzione totalmente opposta portando a galla l'umanità e i sentimenti di Anakin Skywalker.
Per certi versi non siamo così distanti da situazioni viste in Episodio 2 e Episodio 3.
Per non parlare poi del potentissimo cliffanger finale, con un'apparizione del tutto inaspettata.
I disegni di Raffaele Ienco sono di stampo prettamente realistico, con inquadrature ad amplio respiro, talvolta quasi cinemascope.
Le sue tavole mostrano una dovizia accurata e sono di facile leggibilità.
Nel complesso quindi un albo spettacolare, epico, che contiene due nuovi incipit e che trasuda d'amore per la saga di Star Wars.
Si tratta di una pubblicazione rivolta sia ai grandi appassionati come me, sia ai neofiti o a coloro che sino ad oggi non si sono mai avvicinati all'universo espanso extra saga principale.
Il bello dei fumetti, così come delle serie televisive di Star Wars, è proprio quello di espandere gli orizzonti degli eventi, di mostrare diverse angolazioni e personaggi, nuovi e di vecchia data, per arricchirne il mito ed approfondirne i diversi aspetti, appena toccati nei capitoli principali.
Questo "Star Wars #1" non può che essere caldamente consigliato!
La confezione spillata, con una qualità cartacea e di stampa di un certo livello, presenta un discreto rapporto qualità/prezzo, 5 Euro ben spesi.
Potete trovare il fumetto in edicola e in fumetteria.
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"BATMAN: TRE JOKER #3"
Sceneggiatura di Geoff Johns, disegni e copertina di Jason Fabok, edito in Italia da Panini Comics.
Gran finale per l'acclamata e a lungo attesa miniserie "Batman: Three Joker" di Geoff Johns.
Si tirano le somme, l'identità del Joker alpha si fa spazio pezzo dopo pezzo, la tensione tra Batman, Jason Todd e Batgirl si fa palpabile spingendosi a livelli sempre più alti.
Lo scontro risolutivo si fa irrimandabile, andando ad inserire importanti tasselli narrativi nel mosaico del Principe del Crimine di Gotham City.
Geoff Johns conclude e confeziona la sua personale versione 2.0 di "The Killing Joke", ci mostra chi dei tre Joker è a conoscenza della vera identità di Batman e chi di loro è il responsabile di alcuni degli alterchi più noti con l'uomo pipistrello.
È interessante il focus su Batgirl e Jason Todd, accomunati dall'essere entrambi vittime della follia caotica del Joker.
Anche l'attrazione fisica e sentimentale tra i due personaggi è qualcosa a cui non avrei mai pensato, eppure per certi versi Barbara Gordon ha molto più in comune con Jason Todd che con Dick Grayson.
Anche la relazione tra il Cavaliere Oscuro e Joker subisce un ulteriore approfondimento e a questo punto sono proprio ansioso di godermi la "Joker War" per assistere allo scontro definitivo per l'anima di Gotham.
Ai disegni sempre Jason Fabok, in ottima forma, iperdinamico, iperrealistico e ipertrofico quanto basta senza esagerare, che ci regala tavole davvero belle, leggibilissime, ben curate in ogni minimo dettaglio.
Mi piace come sia riuscito a far suo lo stile Image, lo trovo una giusta via di mezzo tra David Finch e Jim Lee.
Nel complesso una bella lettura, se considero l'intera miniserie posso dirmi più che soddisfatto.
Sono tuttora incuriosito dell'inserimento della storia nell'etichetta "DC Black Label".
Essendo in perfetta continuity narrativa con quanto sinora raccontato, mi viene da pensare che tale bollino sia stato conferito per la presenza di alcune scene e scelte narrative forti.
Il formato è sempre quello del classico comicbook brossurato 48 pagine con un discreto rapporto qualità/prezzo se consideriamo la caratura di stampa e il prezzo di 5,90.
Potete trovare il fumetto in tutte le fumetterie.
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"MATANA"
Soggetto, sceneggiatura, disegni e copertina di Leo Ortolani, edito da Panini Comics.
Leo Ortolani torna in edicola con una nuova opera parodica, dedicata al mito dei film spaghetti western con un pizzico di verve tarantiniana.
È un'opera particolare, tanto figlia dell'esperienza maturata sulle pagine di Rat-Man, quanto del grandioso know-how cinematografico del celebre artista parmense.
I tagli registici ne sono la riprova, il ritmo narrativo e il canovaccio di questo primo albo non sono difatti distanti dalle opere di Sergio Leone o dalla visione western di Quentin Tarantino.
Di Tarantino è sicuramente presente il "politically uncorrect", adombrato da quella atmosfera di costante pericolo respirata profondamente in "The Eightful Eight".
È un altro modo di narrare rispetto a quello umoristico e comedy di Seth McFarlane visto in "Un Milione di modi per morire nel West", "Matana" parte deciso presentando ed arruolando sin da subito un cast chiaro e preciso, ben delineato e perfettamente inserito nel contesto storico dell'epoca.
Certo, c'è spazio per sfruttare la vis comica di personaggi controparte di Brakko e Cinzia, ma quello che sarebbe il corrispettivo di Rat-Man è tutta un'altra cosa, è quasi leggendario e serio se vogliamo.
Si nota proprio, pagina dopo pagina, la volontà di sperimentare, di fare qualcosa di diverso, arte questa in cui Ortolani è maestro.
Encomiabile il lavoro di illustrazione della copertina che ricalca per equilibri compositivi, strillone e colori, quegli affascinanti poster cinematografici del grande Renato Casaro, accennando anche un filo di corrente pulp.
Una lettura, quella di questo primo numero, nel complesso davvero bella, per un pubblico forse non troppo giovanile, per come la vedo io pensata per lettori dai 15 anni in poi, che strizza l'occhio a chi ama il western e a chi ama il buon fumetto italiano.
Forse una pubblicazione adatta per avvicinare ed intrattenere nella lettura fumettistica più generazioni.
Il formato proposto è quello di una serie suddivisa in albi spillati formato comicbook americano, 32 pagine a 3,00€ per un complessivo buon rapporto qualità/prezzo, tenendo conto che si tratta di un fumetto inedito realizzato da zero.
Potete trovare il fumetto in edicola e in fumetteria!
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"NATHAN NEVER #358"
Soggetto e sceneggiatura di Sergio Masperi, in collaborazione con Federico Memola, disegni di Massimo Dall'Oglio, copertina di Sergio Giardo, edito da Sergio Bonelli Editore.
È un albo speciale quello di NATHAN NEVER appena uscito, una storia che mi tocca il cuore sapendo che sono state coinvolte, per la sua realizzazione, due grandi firme italiane della Nona Arte che purtroppo non ci sono più, Federico Memola e Giacomo Pueroni, a cui è dedicato l'albo.
Non vi nascondo che la dedicata nell'ultima vignetta mi ha davvero commosso!
Lo scrittore Sergio Masperi ha difatti intessuto una coinvolgente trama con l'ausilio del caro e scomparso Federico, un racconto di azione che ci restituisce il dinamico duo dell'Agenzia Alfa come non lo si godeva da molto tempo.
L'intesa tra Nathan Never e Legs Weaver è resa alla perfezione, così come le loro peculiarità, il loro carattere e vi dirò, ci sono dei frangenti dove Legs ruba totalmente la scena a Nathan per la forza e la carica che questo personaggio non esaurisce mai.
Il canovaccio dell'indagine in cui sono coinvolti i due agenti riporta un po' alla mente alcune storie di Lupin III e di City Hunter, fa respirare quell'aria di altri tempi, ti fa godere lo scorrere della storia, con un ritmo narrativo così sostenuto e coinvolgente da non far distrarre il lettore.
Ai disegni ritroviamo una storica ed acclamata firma della serie, Massimo Dall'Oglio, che ha dovuto assumersi l'arduo compito di sostituire il compianto artista Giacomo Pueroni.
Il tratto di Massimo Dall'Oglio, non lo nascondo, mi affascina parecchio, è stato uno dei primi disegnatori italiani, un aprifila se vogliamo, ad aver assorbito i dictat del disegno giapponese e a rielaborarlo in uno stile del tutto personale ed autoriale.
L'impostazione della tavola di Dall'Oglio è non convenzionale rispetto ai classicismi della gabbia bonelliana tradizionale, presente un montaggio considerabile come la giusta sintesi tra America e Giappone, con i disegni vivi che arrivano sino al bordo carta della pagina.
In Casa Bonelli forse solo la serie di Dragonero e alcuni numeri di Dylan Dog si sono avvicinati a questa visione della tavola.
I lettori più attenti potranno scorgere un rimando allo stile visivo dello Studio Ghibli in particolare a "Conan il Ragazzo del Futuro" e "Lupin III e il Castello di Cagliostro".
La resa finale dei disegni appare però diversa dal solito, presentando un tratto più graffiante e per certi versi autoriale/sperimentale, segno questo della costante ricercatezza dell'autore.
Per non parlare dell'abbondante uso di retini che da quel senso di appartenenza ad un'altra epoca!
L'illustrazione di copertina di Sergio Giardo si distingue per la sua dinamicità, per l'esaltazione anatomica, quasi rinascimentale, in pieno equilibrio con il contorno tecnologico futurista.
Una composizione davvero equilibrata, che colpisce notevolmente l'occhio dell'avventore in edicola per le sue infinite declinazioni del colore blu.
Nel complesso quindi una gran bella storia, coinvolgente e piacevole, senza il peso della continuity narrativa, adatta sia a chi è fan hardcore del personaggio sia a chi vuole avvicinarsi per la prima volta alla lettura di questa serie.
Il rapporto qualità/prezzo di questo fumetto è stupefacente, 96 pagine di un fumetto realizzato da zero a 3,90€, pagherei volentieri anche uno o due euro in più per sostenere un prodotto di questa caratura!
Potete trovare il fumetto in tutte le edicole d'Italia e nelle migliori fumetterie.
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"PAPERDANTE"
Contiene tre storie, "PaperDante" testi di Augusto Macchetto, illustrazioni di Giada Perissinotto, colori di Andrea Cagol, "L'Inferno di Topolino" sceneggiatura di Guido Martina e disegni di Angelo Bioletto, "L'Inferno di Paperino" sceneggiatura e disegni di Giulio Chierchini e verseggiatura di Massimo Marconi, copertina di Giada Perissinotto, edito da Giunti Editore.
Uno dei volumi che più aspettavo quest'anno, una celebrazione del mito e della figura del sommo poeta Dante Alighieri, una pubblicazione che affianca letteratura, arte, fumetto e poesia disneyana.
"PaperDante" è un poetico racconto illustrato, che vede per protagonista un giovanissimo Durante Alighiero in chiave disneyana, per la precisione con sembianze non troppo dissimili da quelle di Paperino Paperotto, con indosso l'immancabile ed iconica tonaca rossa.
PaperDante è un fanciullo con la testa immersa in avventure fantastiche e con una predilezione per i componimenti in rima baciata.
Lo scrittore Augusto Macchetto ricama attorno al personaggio, con un tatto e una magia d'altri tempi, un evento tanto fittizio quanto probabile per tempi e scenografia, che potrebbe aver influenzato il futuro poeta a tal punto da spingerlo, anni più tardi, a comporre la divin commedia.
E a ben vedere tantissime sono le allegorie, le somiglianze, tra la novella qui proposta e la celebre traversata letteraria infernale, seppur senza diretti riferimenti all'immaginario visivo dell'Inferno.
Le illustrazioni di Giada Perissinoto, che ritraggono i momenti più salienti del racconto, sono di una poesia e di una magia insuperabile.
La morbidezza delle sinuose plasticità dei personaggi, le emozioni così forti dei loro volti da bucare i limiti della tavola, colpiscono l'occhio del lettore e sono arricchite dal sopraffino tocco dei colori di Andrea Cagol.
Il colorista infatti riesce a conferire anima ed emotività alle illustrazioni del racconto, in perfetta armonia con il tratto della disegnatrice.
Questo inedito racconto è l'ennesima riprova dell'influenza che "La Divina Commedia" ha avuto su numerosi artisti della Nona Arte.
Il volume però ripropone anche altri due grandi ed ormai immortali classici legati all'opera di Alighieri.
Il primo è il tentativo più famoso ed amato di trasferire nel fumetto il capolavoro dantesco, avvenuto nell'ormai lontano 1949, "L'Inferno di Topolino" di Guido Martina e Angelo Bioletto, primo riuscitismo esempio di Parodia Disney, una chiave di lettura delle opere letterarie (ma non solo) ideata proprio in Italia.
Guido Martina, insegnante di lettere e filosofia abbandona la cattedra per dedicarsi alle sceneggiature di TOPOLINO, mentre Angelo Bioletto è il disegnatore dell'album di figurine "I Quattri Moschettieri" ispirato all'omonima trasmissione radiofonica.
"L'INFERNO DI TOPOLINO", oltre che per l'atipica ambientazione tra diavoli e dannati, è importante per l'intenzione istruttiva di parapedagogia.
Ispirandosi a "Pinocchio", Martina vuole con quest'opera ammonire, impressionandoli, i giovani lettori del settimanale sulla sorte che potrebbe esser loro riservata a seguito delle marachelle commesse in ambito scolastico.
Lo sceneggiatore si sbizzarrisce nel dar vita ad una serie di pene per punire gli scansafatiche, ambientando addirittura una lezione con tanto di aule, studenti ed insegnanti direttamente agli inferi.
Argomenti e scene decisamente forti per il target di lettura del settimanale, tanto da risultare un unicum mai più replicato.
Nonostante questo, nel 1987, l'artista Giulio Chierchini decide di proporre nuovamente una storia simile, la seconda presente in questo volume, "L'Inferno di Paperino".
Il canovaccio utilizzato dagli autori per trasportare Paperino e Topolino nell'inferno dantesco è pressapoco simile, seppur con le dovute differenti peculiarità.
Entrambi i protagonisti si addormentano leggendo proprio la divin commedia del sommo poeta, ritrovandosi nella dimensione dell'Oltretomba.
Se ne "L'Inferno di Topolino" troviamo la riproposizione di numerosi personaggi disneyani, persino cinematografici, ne "L'Inferno di Paperino" è presente solo un secondo personaggio Disney, Archimede Pitagorico.
Entrambe le opere sono un pretesto per fare bonaria satira del proprio tempo, nell'opera di Martina si possono scorgere riferimenti alla fermente Italia del dopoguerra, mentre l'opera di Chierchini non nasconde critiche alla società consumistica sfrenata di fine Anni 80.
Gli artisti di ambo le parodie compiono un arduo lavoro compositivo, Bioletto trae ispirazione dai capolavori del Gustave Doré, Martina compone terzine rimate sulla falsariga del celebre poeta fiorentino, Chierchini omaggia lo stesso Bioletto usando un timbro non dissimile da quel capolavoro di animazione conosciuto come "Fantasia" o dalla celebre saga bianconiana di Geppo.
Due produzioni fumettistiche esemplari che tutt'oggi, a distanza di decenni, vengono acclamate e rilette da lettori di ogni generazione.
Il volume proposto da Giunti Editore è un robusto cartonato con un buon rapporto qualità/prezzo, 192 pagine a12€ di prezzo di copertina.
Potete trovare il volume in tutte le librerie, nelle migliori fumetterie o chiederlo in prestito presso la vostra biblioteca civica.
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"MARVEL MUST HAVE - X-MEN GENESI MUTANTE 2.0"
Sceneggiatura di Chris Claremont, Jim Lee, John Byrne, Scott Lobdell, disegni e copertina di Jim Lee, edito da Panini Comics.
Panini Comics ha un pregio editoriale non da poco, quello di tentare di rendere sempre disponibili i titoli storici più importanti della Marvel Comics, sia in formato popolare sia in fumetto prestigioso, per accontentare i palati e i portafogli di ogni genere di lettore.
Questo volume, della linea editoriale Panini Marvel Italia, "Marvel Must Have" ripropone in formato cartonato di prestigioso (200 pagine a colori a 15€ è un buon rapporto qualità/prezzo) uno dei cicli degli X-Men più popolari di sempre, talmente significativi da aver ispirato anche la nota serie animata conosciuta in Italia come "Gli Insuperabili X-Men".
Chris Claremont traghetta i mutanti di Casa Marvel verso il nuovo secolo, riproponendo il classico dualismo tra il Sogno di Xavier e la filosofia di Magneto, entrambi carismatici leader di due gruppi apparentemente simili tra loro, in realtà totalmente differenti.
Se gli X-Men presentano un'amalgama più o meno coesa di individui votati alla lotta per un futuro in cui umani e mutanti possano vivere assieme in pace, gli Accoliti di Magneto sono molto più individuali, in particolare il personaggio di Cortez è un'affabile malelingua ingannatore.
L'alchimia tra i diversi membri della Scuola Xavier è ben resa, così come i tormenti della coppia Moira McTaggart e Banshee, quelli tra Rogue e Gambit che volenti o nolenti stanno accendendo la fiamma della loro lunga storia amorosa, o ancora la sofferenza del fallimento di Xavier nel non essere riuscito ad impedire a Magneto di tornare ad essere una grave minaccia per gli esseri umani.
I rapporti tra lo S.H.I.E.L.D., in particolare Nick Fury, e gli X-Men, per come narrati da Claremont, sono una sorta di dictat precursore agli Ultimates di Mark Millar o agli Avengers dell'universo Marvel cinematografico.
Da notare come già qui venga impiantato il seme che porterà un decennio dopo Ciclope all'infedeltà nei confronti di Jean Grey.
Difatti si può già percepire un piccolo attrito sessuale tra lui e Psylocke, che verrà poi reso manifesto più avanti.
Ad affiancare Claremont in questo nuovo rilancio degli X-Men troviamo lo stesso disegnatore Jim Lee e gli scrittori John Byrne e Scott Lobdell.
Per quanto lo scorrimento narrativo risulti omogeneo e figlio del bullpen della Marvel, si può percepire la differenza testuale tra i diversi autori.
Ad amalgamare il tutto possiamo ammirare gli spettacolari disegni di Jim Lee.
I suoi X-Men lo hanno lanciato nell'Olimpo degli illustratori americani, trasudano di sensualità, ipertroficità, spettacolarizzazione, tipici degli Anni 90.
Lo sconvolgimento del montaggio della tavola, i costumi, le pose innaturali e le armi, inimmaginabili nella loro resa visiva fino a quel momento, sono straordinari agli occhi di chi ha vissuto quel frangente come me.
Sarò sincero, come prodotto non mostra affatto invecchiamento, segno che già allora era una serie all'avanguardia.
Una nota particolare è l'abbozzamento del passato in Arma X di Wolverine, contenuto centrale nel secondo atto di questo volume.
E sempre a proposito di Logan, con un bagaglio di decenni di lettura alle spalle, fa un po' sorridere come anni dopo Lobdell porrà nuovamente Wolverine innanzi a Magneto, nella medesima situazione, spingendolo ad agire in modo diverso rispetto a quanto qui letto.
Insomma nel complesso una splendida lettura, un ripasso che ho amato fare e che consiglio col cuore a tutti quanti!
Potete trovare il fumetto in libreria e in fumetteria.
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"SPOOKYZONE #1"
Storia di Alessandro Gatti e Stefano Ambrosio, layout-clean up-chine di Francesco D'Ippolito, edito in Italia da Panini Comics.
Primo numero di un nuovo mensile ad amplio respiro internazionale con protagonisti gli irriverenti ed entusiasti Qui, Quo, Qua.
Come avvenuto con successo anche per altri noti personaggi disneyani, il trio di nipotini viene preso e portato fuori da contesto di Paperopoli, in una "missione" cultural ambasciatrice a livello mondiale.
Questo permette l'inserimento di nuovi comprimari, ognuno con le proprie specifiche caratteristiche nazionali, senza però dimenticare quelli vecchi, vedi Zio Paperino, Newton e Archimede.
In effetti il casus belli di questa prima storia non è dissimile da quelli che vedono per coprotagonista proprio il giovane Newton, rimandando alla mente del lettore diversi albi di Topolino di questi ultimi mesi, in particolare quelli legati ai festeggiamenti di Halloween e di Natale.
Anche la scenografia di questo primo numero è differente, ci troviamo in un college inglese tra sacro e profano, tra antica tradizione e dinamica modernità.
C'è spazio tanto per la tecnologia quanto per lo sport, fatto questo che sottolinea la cura di inquadramento target lettori.
Anche il modo di vestire di Qui, Quo, Qua e dei nuovi personaggi non è differente da quello canonico, abbraccia l'idea di modernizzazione del vestiario giovanile già vista nelle storie illustrate di "Area 15" o di "Disney's Ducktales".
Dal punto di vista artistico non c'è molto da aggiungere a quanto non si sia già detto in passato sullo stile di Francesco D'Ippolito, un artista che rispecchia sia il dictat stilistico tradizionale di Casa Disney, sia la ricercatezza di plastica dinamicità.
La leggibilità delle tavole è senza dubbio assicurata, le vignette si conseguono con un ritmo serrato, i personaggi non sono mai statici neppure nei momenti narrativi più tranquilli.
Morbide rotondità si modellano su esplosive forze dinamiche d'azione, con un ritmo visivo temporale non differente dai più moderni cartoni animati.
Nel complesso una vivace e deliziosa lettura, dove si respira anche un po' di atmosfera alla Scooby Doo.
Unica nota negativa, anche se a me fa più sorridere che altro, un errore di colorazione dei vestiti riguardante il personaggio di Qua in una delle tavole finali.
I lettori più datati come me si ricorderanno di analoghi incidenti in storie dello scorso secolo, fattore diventato un vero e proprio tormentone tra i Disney's Addicted.
Al di là di questo inconveniente un'esperienza di lettura senza dubbio positiva.
L'edizione italiana proposta da Panini Comics è quella di un magazine oversized spillato, privo di giochi e rubriche (caratteristica singolare per il tipo di proposta), 48 pagine a colori di puro fumetto a 4,90€, per un discreto rapporto qualità/prezzo (considerando anche il gadget).
In omaggio con questo primo numero un divertente mazzo di carte memo game.
Potete trovare il fumetto in tutte le edicole d'Italia e nelle migliori fumetterie.
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"WONDER WOMAN- TERRA MORTA #4"
Sceneggiatura, disegni e copertina di Daniel Warren Johnson, edito in Italia da Panini Comics.
È il gran finale della miniserie distopica postapocalittica di Daniel Warren Johnson!
Dopo le rivelazioni dell'ultimo numero Diana è in cerca di riscatto nei confronti di quell'umanità che ha giurato nuovamente di proteggere e di traghettare in una nuova era.
Lo scontro tra Wonder Woman e il popolo mutato delle Amazzoni scoppia e trova il suo apice in questo albo, dilaniando Diana al cuore.
Questo capitolo è forse ancor più emotivo del precedente, poiché la verità, tanto cara a Wonder Woman, è venuta a galla e le decisioni da prendere non sono prive di amare conseguenze.
Diana ritrova la sua essenza che abbiamo tanto amato nell'universo tradizionale.
Nelle pagine dedicate allo scontro è quasi come se si sentisse in sottofondo l'ormai noto componimento musicale di Hans Zimmer dedicato alla principessa delle Amazzoni.
A livello visivo il tratto di Warren Johnson conserva tutta la sua energia, la sua potenza, fondendo come suo solito il componimento americano a quello di alcuni sporchi tratti del Sol Levante.
L'artista non perde la ghiotta occasione di citare l'epica di battaglie come quelle viste ne "Il Ritorno del Re" di Peter Jackson, o ancora le visioni lovecraftiane di gargantueschi mostri che sbucano dal mare.
C'è un che di allegorico nella metafora delle rabbiose Amazzoni mostruose contro l'uomo, qui visivamente inteso più in chiave maschile che di specie, o ancora nella versione mostruosa di Hyppolita, la Regina, il cui design mi rimanda troppo ai lavori di Hans Ruedi Giger, l'artista a cui dobbiamo visivamente l'universo della saga di "Alien".
I più cinefili tra voi capiscono che mi sto riferendo ai rimandi artistici legati all'anatomia sessuale femminile, vedete ad esempio la copertina di questo numero.
Insomma, un albo finale che non ha disatteso le aspettative, in grado di sorprendere, di avere risvolti introspettivi notevoli, artisticamente lodevole ed autoriale, proprio ciò che ricerco in un prodotto di questo tipo, sperimentale ed escluso dalla continuity narrativa principale.
C'è persino spazio per un flashback di Batman per me strepitoso!
La scelta di Panini Comics di settare l'edizione italiana, di questa miniserie dell'etichetta "DC Black Label", in brossurati di pregio a 48 pagine cad.uno per un prezzo di copertina ad albo di 6,90€ può essere criticabile ai fini puramente economici, ma se pensiamo alla qualità di stampa, alla nicchia di lettori a cui questa pubblicazione è indirizzata non ci dobbiamo stupire più di tanto di questa scelta.
Potete recuperare il fumetto in fumetteria e sul sito dell'editore al link: https://www.panini.it/shp_ita_it/catalogsearch/result/...
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"OCCHIO DI FALCO - KATE BISHOP"
Sceneggiatura di Kelly Thompson, disegni di Leonardo Romero e Michael Walsh, copertina di Julian Totino Tedesco, edito da Panini Comics.
Un altro interessante recupero, un fumetto moderno legato sia a tematiche femministe che di genere, con protagonista Kate Bishop, il secondo personaggio Marvel ad aver portato il nome "Occhio di Falco", membro storico degli Young Avengers e spalla ideale per la versione moderna dell'originale Hawkeye.
Kelly Thompson ci da un affresco alla Veronica Mars, con Kate che apre sulla Costa Ovest un'agenzia investigativa in cerca di distacco e rilancio personale.
Al di là del team up con Jessica Jones che sembra simboleggiare il passaggio della fiaccola da una generazione all'altra, la Thompson crea attorno a Kate un cast di comprimari giovane, originale ed interessante, multiculturale, che spinge il fumetto in mano ad un target tardo adolescenziale ed universitario.
Lo stile narrativo di Thompson ben si sposa con i tratti realistici ed essenziali, molto simili tra loro, di Leonardo Romero e Michael Walsh, confezionando un fumetto quasi autoriale ed indipendente che si distacca in parte dalle consuete produzioni comnerciali della Casa delle Idee.
Gli stili di Romero e Walsh appartengono alla corrente di artisti come David Aja e Marcos Martin, dove il disegnatore si concentra dell'essenzialità del disegno, fornendo tutta una serie di dettagli visivi, ben curati, ma che si scrollano di dosso l'ipertroficità, la carica sensuale, il ritmo iperdinamico dell'influenza Image.
È interessante, per lo meno in questo fumetto, la composizione della tavola che, partendo dalla tradizionale concezione americana, scompone man a mano i limiti delle vignette, sfruttando l'inserimento dell'elemento didascalico come parte integrante del disegno.
Viene così definita la visione degli scenari e dei personaggi da parte di un arciere come Kate Bishop, dove certi particolari potrebbero sfuggire ad una prima semplice e tradizionale occhiata.
A sancire il successo di questo stile di illustrazione ed impostazione tavola, i colori a tinte piene di Jordie Bellaire, il cui timbro colorista già era stato determinante nella resa visiva della miniserie "La Visione".
Il colore, per opere come questa, diventa parte fondamentale della narrazione e deve avere un certo tipo di cura integrativa rispetto al canonico fumetto commerciale.
Le copertine di Juan Totino Tedesco (riportate in una gallery finale), sono visivamente rivoluzionarie, incrociano un pittorico realistico, con sfumature dinamiche futuriste, ad un'impostazione grafica scenica del movimento pop.
Senza dubbio una visione originale, autoriale, che ben si addice ad un fumetto come questo.
Nel complesso una bella lettura, forse non per tutti i palati per via della sua deriva autoriale a scapito di quella commerciale, singolare, a riprova che il fumetto cosiddetto supereroico può avere ancora molto da dire.
Caldamente consigliata ai lettori che si sono avvicinati all'Universo Marvel grazie al lavoro dei Marvel Studios, in preparazione della serie tv di prossima uscita "Hawkeye".
L'edizione proposta da Panini Comics, in questo caso, è quella di un volumetto brossurato quasi tascabile, con un ottimo rapporto qualità/prezzo (272 pagine a colori a 9,90€).
Potete trovare il fumetto in libreria, fumetteria o chiederlo in prestito alla vostra biblioteca civica di riferimento.
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"LA VISIONE"
Sceneggiatura di Tom King, disegni di Gabriel Hernandez Walta, edito in Italia da Panini Comics.
Con un dovuto ritardo ho avuto finalmente modo di recuperare la lettura della miniserie "La Visione" di Tom King.
La miniserie, suddivisa in due volumi cartonati nella prestigiosa edizione Marvel Collection, può essere tranquillamente letta sia come un tassello moderno del mosaico che compone la vita del sintezoide vendicatore, sia come un racconto fuori continuity narrativa incentrato sull'incontro/scontro tra vita umana ed intelligenza artificiale.
Tom King prende uno dei temi più interessanti da eviscerare dal personaggio di Visione e lo amplia, lo porta ai giorni nostri, dove la tecnologia prende sempre più piede, diventando uno dei perni della quotidianità umana.
In questa miniserie la Visione mette su casa e famiglia, nel vero senso del termine, realizza infatti una copia di quella che dovrebbe essere la perfetta famiglia americana ma in chiave sintezoide, forse per una esigenza personale, forse per meglio comprendere i concetti di vita, famiglia e umanità, in realtà il motivo lo scopriamo leggendo ogni singolo capitolo.
Ora se vogliamo leggere la storia incastonandola nella continuity Marvel, la dobbiamo collocare durante il ciclo degli Avengers scritto da Mark Waid e poco prima del debutto della serie Champions, sempre realizzata dallo stesso Waid.
In questa miniserie possiamo vedere un certo richiamo del periodo in cui la Visione militava nei Vendicatori della Costa Ovest, considerato come una potenziale minaccia per le nazioni cosiddette occidentali e privato delle proprie emozioni umane.
È interessante l'idea di porre una famiglia di intelligenze artificiali nei panni della perfetta ed idealizzata famiglia americana stile Anni 50-60, inserire elementi di pericolo ed agitazione e vedere cosa succede.
Per certi versi potremmo vedere la cosa come una specie di reality per sintezoidi con una miscela esplosiva!
Le reazioni dei protagonisti sono davvero interessanti e potrebbero dare spunto ad analisi psicologiche di criminologi come Massimo Picozzi.
Per i Marvel Fans dell'ultima ora, quelli che si sono avvicinati ai fumetti della Casa delle Idee grazie all'operato dei Marvel Studios, sarà impossibile non notare alcuni elementi d'ispirazione visiva per il serial tv "WandaVision", dal settaggio stile sitcom vecchio stampo all'abbigliamento di Visione.
I disegni di Gabriel Hernandez Walta giocano molto su scenografia ed espressioni visive, ricordano una via di mezzo tra la corrente di David Aja e Francesco Francavilla e quella di Jorge Jiménez e Tony Moore.
L'artista non perde l'occasione nelle prime pagine di citare, sfruttando una lente deformante, il dipinto "American Gothic" di Grant Wood.
Le tavole dal ritmo visivo narrativo sostenuto e di facile leggibilità, sono arricchite dai toni caldi dei colori di Jordie Bellaire.
Si può dire che il colore giochi un ruolo essenziale nella definizione della tavola!
Nel complesso una lettura interessante e consigliata, che dimostra come un personaggio quale la Visione abbia ancora molto da dare ai lettori e sia un'interessante chiave di lettura sull'essere umano.
È un'opera intelligente e per certi versi originale.
L'edizione proposta da Panini Comics è quella dei volumi cartonati di prestigio della linea Marvel Collection, con un eccellente rapporto qualità/prezzo (oltre 130 pagine a 15€).
Potete trovare l'opera, anche in differenti versioni, in libreria e fumetteria oppure richiederla in prestito presso la vostra biblioteca civica.
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"MARVEL OMNIBUS: AVENGERS DI JOHN BYRNE"
Sceneggiatura di John Byrne, disegni di John Byrne e AA.VV., edito da Panini Comics.
Ho da poco recuperato la lettura di questo ciclo degli Avengers, rimandata per diverso tempo ed ora finalmente compiuta.
Per quanto possa sembrare fisicamente faticosa, per il peso del prodotto e la mole di storie da leggere, devo essere sincero, continuo ad amare la riproposizione delle saghe Marvel in questi volumi di lusso.
Nonostante sia un'opera realizzata negli Anni 80 del XX°Secolo, non si può dire che senta la stanchezza del tempo, in particolare John Byrne mostra, in anticipo di qualche decennio, i semi dell'ottimo lavoro di soap opera che scaturisce da personaggi come Scarlet Witch, Visione, Wonder Man, Wasp, Hank Pym e Occhio di Falco.
In un certo senso l'atmosfera che si respira nel team dei Vendicatori della Costa Ovest è la stessa della Justice League International, con protagonisti personaggi non primo peso ma che per le loro caratteristiche hanno tantissimo da dire.
Ad esempio, quanto è interessante il lavoro attorno a Clint Barton, ripreso tra fine Anni 90 e primi Duemila da Kurt Busiek su Avengers e Thunderbolts, un personaggio che cerca il proprio posto nella comunità supereroica e il rispetto dei colleghi a causa della sua mancanza di poteri.
Una frustrazione la sua che si porta dietro tutt'oggi se ben ci pensiamo, dalla rovinosa fine del suo matrimonio con Mimo al periodo da Ronin coi Nuovi Vendicatori e l'attuale rivalità con Hood.
O ancora l'instabilità del rapporto tra Janet Van Dyne e Hank Pym, con lei, specchio dell'emancipazione femminile, che considera i matrimoni come una fase passeggera nel rapporto tra due persone, ed Hank totalmente spiazzato dalla filosofia della sua ex moglie.
E non parliamo del triangolo amoroso tra Scarlet, Visione e Wonder Man, qua ai suoi primi tosti fuochi in attesa di esplodere nel magnifico ciclo di Kurt Busiek e George Perez degli Avengers.
Non può non lasciare indifferenti un Wonder Man che viene umiliato, subendo violenza fisica e psicologica da una Wanda Maximoff totalmente fuori di sé, davanti agli sguardi attoniti dei suoi compagni di squadra e dello stesso Magneto, all'epoca considerato il padre biologico di Wanda e Pietro (e nel cuore di noi lettori hardcore lo è ancora).
A proposito della pazzia di Scarlet Witch, che tragedia la sua vita, come se a odiarla fosse stato Shakespeare stesso, è un personaggio stupendo da usare, uno dei miei Avengers fumettistici preferiti.
In queste pagine il lettore di primo pelo trova alcuni degli elementi che hanno reso accattivante la serie tv dei Marvel Studios "WandaVision", dai figli irreali della strega mutante e del sintezoide, alla morte e ricostruzione di Visione con il suo spettrale aspetto bianco.
Un lavoro encomiabile quello fatto su Visione, dalla messa in dubbio e rivisitazione delle origini alla tabula rasa del proprio sistema emotivo, nuovamente alla riscoperta della propria emotività umana.
Personaggi fantastici che hanno moltissimo da raccontare ancora oggi.
Il lavoro di Byrne ha ispirato altri grandi scrittori, pensiamo ad esempio, come già accennato, al ciclo narrativo di Kurt Busiek, o a quello successivo di Brian Michael Bendis o di Allan Heinberg, che con Scarlet Witch hanno fatto faville narrative, o ancora alla serie "La Visione" scritta da Tom King che ci ripropone una versione moderna di uno sintezoide alla costante scoperta del significato della parola umanità.
L'alchimia narrativa tra il cast dei personaggi e degli avversari è fenomenale, quando abbiamo John Byrne ai disegni prende il via un ritmo sequenziale che non invecchia mai.
I personaggi recitano con corpo e viso, sono curati nei minimi dettagli, John Byrne era qui ancora in ottima forma!
Una lettura davvero consigliata, per un vero credente, come ci amava definire Stan Lee, è loro puro, vieni condotto per mano a conoscere i personaggi e il loro universo narrativo.
Altro elemento contenutistico interessante del volume è la riproposizione della saga "Atti di Vendetta" con gli Avengers in pieno scontro con i più temibili villains dell'epoca.
Insomma un gran bel volume che non può mancare nella propria libreria.
Il formato, come detto all'inizio, è quello del consueto omnibus, un bel balenottero cartonato con qualità di stampa davvero pregiate, con un buon rapporto qualità/prezzo (968 pagine a colori per 85€).
Potete trovare il fumetto in libreria e in fumetteria, oppure richiederlo in prestito in biblioteca.
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Ed eccoci arrivati, anche per questa volta, alla fine del nostro appuntamento.
Ci auguriamo di aver stuzzicato la vostra curiosità con qualcuno dei titoli proposti.
L'appuntamento si rinnova la prossima Domenica, nel frattempo vi invitiamo come sempre a seguirci anche sulla nostra pagina Facebook "Associazione Culturale Bergomix", dove potrete gustarvi in anticipo le nostre recensioni, le meraviglie del mondo dei fumetti e tanto altro ancora!
LO STAFF DI ASSOCIAZIONE CULTURALE BERGOMIX
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