martedì 5 aprile 2022

I CONSIGLI ALLA LETTURA 69: SHANG-CHI VOL.2 - CONTRO L'UNIVERSO MARVEL

Bentornati carissimi lettori, amanti di fumetti e stupefacenti followers di Bergomix, ad una nuova puntata della vostra e nostra rubrica fumettistica preferita.
Come sempre, grazie alla recensione del nostro Presidente, andremo a proporvi una meravigliosa lettura fumettistica, in questo caso proveniente dall'Universo Marvel.

"SHANG-CHI VOL.2 - CONTRO L'UNIVERSO MARVEL"





Una pubblicazione Panini Comics.
Sceneggiatura di Gene Luen Yang, disegni di Dike Ruan, copertina di Leinil Francis Yu.
Cartonato, 136 pagine a colori, prezzo di copertina 17€

Continua, in questo volume, il rilancio e il nuovo step evolutivo narrativo di Shang-Chi, passato dall'essere una figura maestra per diversi personaggi dell'Universo Marvel, a protagonista indiscusso della propria strada, tornando ad una complessa avventura "in solitaria" (non è propriamente vero, lo vediamo tra poco), per mondare il pianeta dai peccati del padre.
Divenuto recentemente il leader indiscusso della Società delle Cinque Armi, Shang-Chi prova a convertire l'organizzazione criminale segreta paterna in uno strumento al servizio del bene.
Un compito tutt'altro che facile, con le pressioni e le visioni della famiglia da una parte e la diffidenza della comunità supereroica dall'altra.
In questo volume Shang-Chi percorre nuovi passi verso il proprio destino, incrociando la strada e scontrandosi con importanti icone marvelliane, come gli Avengers, Spider-Man e i Fantastici Quattro.
La storia che Gene Luen Yang sta man a mano tessendo, ricorda in parte quella di Andy Diggle per Daredevil, divenuto anni fa leader dell'organizzazione criminale della Mano e sfociata nella tragedia dell'evento "Shadowland".
Qui però Shang-Chi non pare, al momento, posseduto da uno spirito antico, le sue motivazioni sono giuste, il suo cuore è retto, è la strada ad essere davvero impervia e provante.
Come se queste difficoltà non bastassero, sullo sfondo inizia a palesarsi una minaccia ancor più grave che potrebbe mettere definitivamente la parola "Fine" alla vita e ai piani di redenzione di Shang-Chi.
Ai disegni troviamo ancora una volta l'incredibile talento dinamico di Dike Ruan, artista di origini cinesi che vive in Italia da diverso tempo.
Rispetto al precedente volume, qui la visione registica di Dike Ruan cambia, buttandosi ancor più su una dinamicità in grado di trovare il giusto compromesso artistico espressivo tra azione-dinamicità orientale e lo storytelling spettacolare ed emotivo americano.
Le sue tavole sono molto chiare, d'impatto, per buona parte sarebbero addirittura ben godibili e fruibili senza testi didascalici e baloon.
Penso, vedendo le anteprime in bianco e nero postate online dall'artista, che la colorazione tenda a soffocare la brillantezza bianconera del suo tratto.
E' spettacolare come Dike Ruan riesca a coniugare la recitazione emotiva dei personaggi, tramite gestualità anatomiche ed espressioni facciali, e il grande senso di azione delle storie.
Gli scontri con Thor e Spider-Man e l'entrata in scena di Iron man sono spettacolo puro!
In particolare la battaglia col dio del tuono è una delle performance di combattimento di Shan-Chi più belle di tutti i tempi, quasi hollywoodiana!
Nel complesso una bella lettura d'intrattenimento, un nuovo passo nell'evoluzione e nell'arricchimento del mito di Shang-Chi che, anche grazie al film dei Marvel Studios, sta vivendo una nuova giovinezza.
L'edizione italiana si conferma nella serializzazione del formato Marvel Collection, un volume cartonato con un ottimo rapporto qualità/prezzo.
Potete trovare il fumetto in libreria e in fumetteria.

Per l'occasione, vi riproponiamo l'intervista fatta all'artista e autore Dike Ruan in occasione dell'uscita cinematografica di "SHANG-CHI E LA LEGGENDA DEI DIECI ANELLI".

Cari followers di Bergomix, abbiamo la fortuna e il privilegio di poter porre alcune domande all'artista Dike Ruan, il disegnatore dietro il rilancio della serie a fumetti di Shang-Chi, il cui primo volume è stato recentemente pubblicato in Italia da Panini Comics.

Innanzitutto la ringraziamo per il tempo concesso per questa nostra intervista, è davvero un piacere poter scambiare due parole con un autore del suo calibro.

Abbiamo avuto il piacere di poter leggere poco tempo fa la prima saga del rilancio fumettistico di Shang-Chi, personaggio che adesso è sotto i riflettori anche grazie all'uscita del nuovo capitolo cinematografico dei Marvel Studios.


Come è salito a bordo del progetto e quale è stato l'iter creativo per arrivare alla pubblicazione della serie?  
Lavoravo per Marvel da poco, avevo appena finito un numero di “Black Cat” quando sono stato contattato da Darren Shan, l’editor che tra le altre cose segue anche Shang-Chi. Mi ha chiesto se fossi interessato a lavorare su questo nuovo progetto e ho subito acconsentito. Basandomi sulle indicazioni di Shan, sulle sceneggiature di Gene Yang e il nuovo costume creato da Jim Cheung, sono partito con la creazione degli altri personaggi principali, i suoi fratelli e sorelle. Inoltre, c’è stato un periodo di “studio” in cui ho approfondito la conoscenza delle architetture dell’epoca, e di tutta una serie di elementi, come certe tradizioni, paesaggi o cibi. Volevo rendere la storia credibile e coerente anche per quanto riguardava il contesto. Concluso il processo di character design, ho iniziato a lavorare sul primo numero, sempre confrontandomi con l’editor e gli altri membri del team creativo. Con la sceneggiatura sotto mano, prima butto giù le bozze e poi, quando sono soddisfacenti, passo a disegnare le tavole. Aggiungici il lavoro del colorista e il lettering e, beh..ecco la serie!

Shang-Chi è un personaggio nato agli inizi degli Anni 70 dello scorso secolo, sulla scia del successo di diverse pellicole hollywoodiane dedicate al mondo delle arti marziali. Cosa ne pensa del personaggio, per lo meno della sua visione iniziale?
In realtà, prima di lavorare a questo progetto non sapevo praticamente nulla del personaggio, se non il suo nome. Per me, quindi, è stato quasi come “creare” Shang-Chi da zero, almeno in una veste più attuale. Sicuramente lo Shang-Chi degli anni ‘70 doveva molto a Bruce Lee. Nei primi numeri della nuova serie, nel disegnare Shang ho cercato di mantenere anch’io alcuni elementi “alla Bruce Lee”, che però ho abbandonato man mano che la storia continuava. Di Bruce Lee ce ne è stato uno, per Shang-Chi volevo un po’ di autonomia da questa figura.

Come spesso capitava nei decenni scorsi, il personaggio, seppur di origini cinesi, è stato scritto e interpretato a livello artistico inizialmente da artisti americani e non cinesi. Oggi, come avvenuto per Ms.Marvel e Black Panther, il personaggio può finalmente essere scritto ed illustrato da artisti le cui origini culturali e talvolta geografiche coincidono. Cosa ne pensa di questa opportunità? Cosa può dare in più la visione moderna di personaggi come Shang-Chi lontani dalla lente visiva americana?  
Per me è stata ovviamente una bellissima opportunità, ma non credo che basti avere geni cinesi per rendere bene un personaggio cinese. Mi spiego: prendi un americano di origini cinesi che magari non conosce nemmeno un ideogramma e non sa nulla della cultura cinese. Le sue origini, in questo caso, non contribuiscono in automatico alla creazione di un personaggio e di un contesto credibile, autentico e, se vogliamo, “rispettoso”, perché il suo punto di vista resta, di base, americano. Nel mio caso, la conoscenza di alcuni elementi culturali ha in effetti aiutato il processo. Ad esempio, io sono cresciuto con gli jangshi, gli zombie/vampiri della tradizione cinese, quindi quando ho dovuto disegnarli è stato molto più semplice, immediato e spontaneo, perché sapevo di cosa si parlava. Il fatto che il mondo del fumetto si arricchisca di artisti e artiste provenienti da mondi diversi è sicuramente un bene, perché credo sia giusto dar voce a più persone possibili. Ma non escludo che chiunque possa riuscirci: basta avere la voglia di conoscere, di approfondire, di non fermarsi agli stereotipi. Secondo me, più di chi disegna/racconta è importante come disegna/racconta.

Tornando alla serie a fumetti, sebbene si tratti di un rilancio, il protagonista affronta ancora una volta i demoni e i pesi del passato. Come è stata colta e sviluppata da lei questa sfida creativa? Anche dal punto di vista di scenografie e costumi. Come ho già detto, abbiamo fatto molte ricerche sui costumi tradizionali per i personaggi, ma abbiamo comunque voluto ricreare quasi tutto, lavorando a fondo sul restyling dell’universo di Shang-Chi. Quel che volevamo era mescolare alcuni aspetti della tradizione cinese agli elementi contemporanei del mondo dei supereroi della Marvel.  
Ho notato nelle sue tavole uno storytelling fluido, molto improntato su un equilibrio tra dinamicità ed umanizzazione dei personaggi. Come è riuscito ad ottenere questo eccezionale compromesso?
Credo siano due aspetti che ho assorbito leggendo manga in particolare, anche se in realtà la maggior parte dell’ispirazione viene dal cinema. Non sono un lettore di fumetti seriale, ma guardo moltissimi film. Se nelle mie tavole si trovano sia dinamicità sia umanizzazione, probabilmente è grazie a questo. E poi, ovviamente, ci è voluta e ci vuole pratica, tanta pratica…

Senza fare spoiler quali sono le sfide che attendono il personaggio? Quale contributo può dare nell'ormai ampio panorama Marvel?  
Nella nuova serie a cui sto lavorando adesso, in ogni numero Shang-Chi sta affrontando un diverso personaggio Marvel. Questo è un modo per inserirlo gradualmente nell’universo Marvel che, in effetti, è vastissimo. E poi chissà, vedremo cosa succederà...  
Al di là di Shang-Chi, ha avuto modo di poter lavorare anche su altri personaggi del Fantastico contemporaneo. Cosa ne pensa di questi personaggi? Cosa rappresentano per lei?  
Ho avuto modo di lavorare su Miles Morales, Black Cat e Spider-Man per quanto riguarda le pagine interne e su altri personaggi per alcune copertine. Mi sono divertito con tutti, ma sinceramente non ho avuto abbastanza tempo per “conoscerli” e svilupparli in modo approfondito, perché ho iniziato con Shang-Chi e mi sono focalizzato su di lui. Chissà, magari in futuro tornerò su qualcuno di loro o su altri.  
Tornando più alla radice del suo lavoro, quali sono le sfide creative ed artistiche che incontra un autore del suo calibro? Quale metodo di lavoro predilige?
Io lavoro solo su carta, con tecniche tradizionali, quindi per me la sfida principale è riuscire a tener fede alle scadenze. Le tempistiche, in questo settore, sono sempre molto strette. Bozze, eventuali modifiche, matite, inchiostro... ogni fase richiede un certo tempo e, soprattutto quando sono sulle tavole definitive, non posso permettermi di sbagliare, perché significherebbe perdere molto tempo per rifare tutto. In questo senso, lavorare in digitale velocizza moltissimo il processo di correzione, ma non abbandonerò mai la carta, la amo troppo!  
Per finire, non può mancare una domanda per noi di Bergomix ormai "classica". Cosa rappresenta per lei il Fumetto e dove vede che sta andando?  
Per me il fumetto è uno speciale modo di raccontare storie, un medium estremamente versatile e ricco. Se è un buon prodotto, lascia il giusto peso sia alle immagini sia alle parole. Come un film, il fumetto offre l’immediatezza dell’immagine, ma, come in un libro, sei tu a decidere il ritmo a cui affrontare la storia.
Per quanto riguarda il futuro del fumetto, non mi sento di fare chissà che previsioni. Sono cambiate e forse cambieranno le tecniche per fare e leggere fumetti, ma credo che, in fondo, il fumetto come medium rimarrà com’è, e continuerà a dare lo stesso piacere a chi lo fa e a chi lo legge. 

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