Carissimi amici di Bergomix ed ineguagliabili lettori di fumetti, siate nuovamente i benvenuti ad una nuova puntata della nostra rubrica di consigli alla lettura.
Oggi, grazie alla recensione del nostro Presidente, andremo a proporvi un bellissimo fumetto italiano della scuderia Bonelli.
"DYLAN DOG #434 - GLI INFERNAUTI"
Editore: Sergio Bonelli Editore
Soggetto, sceneggiatura, disegni: Gigi Simeoni
Copertina: Raul e Gianluca Cestaro
Formato bonelliano, 96 pagine in bianco e nero, prezzo di copertina 4,40€
Dylan Dog è senza dubbio una delle serie a fumetti di punta della Sergio Bonelli Editore.
Negli ultimi anni è stato ben spolverato e riportato in auge, divenendo uno dei fumetti italiani più chiacchierati e tra quelli che presentano storie di alta qualità narrativa ed artistica.
Ne è riprova che, ad un mese di distanza, se ne torna nuovamente a parlare con questo nuovo numero.
Alle redini di questo nuovo racconto, in qualità di autore unico e completo dell'albo, troviamo Gigi Simeoni che ci strabilia proponendoci un inaspettato, e in termini epici più grande, sequel dell'albo #408 intitolato "Scrutando nell'abisso".
Per chi se lo fosse perso, l'albo in questione, sempre ideato e scritto da Gigi Simeoni, prendeva il meme dell'umarell, l'anziano che fissa il cantiere, e lo fondeva con la tematica dell'incubo lovecraftiano.
Qui Gigi Simeoni ci riporta in quel contesto narrativo, ampliando limiti e spazi del racconto, traghettando il lettore su un fiume in piena che lo porterà a vivere una nuova visione infernale e demonicamente viscerale, di Dylan Dog.
C'è anche spazio per giocare sulla figura di Groucho e su quel detto/non detto che, al lettore più attento, non sarà mai sfuggito.
Tra le diverse dinamiche narrative che la storia ci presenta, c'è anche quella del rapporto tra Dylan e Bloch, fattore questo che, sommato a quanto già detto, dimostra quanto Simeoni conosca il personaggio e padroneggi una comprensione della natura stessa della serie.
Penso di ripeterlo spesso in queste recensioni, ma il miglior narratore è colui che non solo ama i personaggi e li conosce, ma che è anche in grado di prenderne le peculiarità per ampliarne il mito.
Gigi Simeoni è senza dubbio tra questi demiurghi narrativi.
Altra chicca, che non sfugge ai fans dell'autore, è rappresentata dalla una nuova visione dantesca infernale qui proposta e che in parte sposa una visione artistica non così distante da quella di H.R.Giger.
A chi apprezza l'opera di Dante non sarà sfuggito come la storia parta da un momento di pura luce sino a spingersi sempre più verso una profondità oscura, dove l'ombra e la tenebra prendono il sopravvento, dove l'artista è piacevolmente costretto a misurarsi con il gioco di luci fievoli e il nero dell'oscurità.
Il gioco di richiami con l'inferno dantesco è senza dubbio chiaro.
Il gioco di richiami con l'inferno dantesco è senza dubbio chiaro.
Possiamo affermare che le tavole di Simeoni sono sempre un piacere per gli occhi, dotate di uno storytelling dinamico e preciso, dove narrazione e disegno si fondono in un unico imprescindibile elemento.
Il tratto di Simeoni riesce a fondere realismo e dinamicità plastica, dando un costante senso di movimento anche in frangenti narrativi dove l'azione tende ad essere azzerata.
Sia le visioni lovecraftiane che quelle dantesche vengono rese appieno e in maniera perfettamente differente.
C'è un sapiente gioco visivo e narrativo sui concetti di inferno e profondità in questo albo e Gigi Simeoni riesce a trasmetterlo appieno al lettore.
Pur conservando una grammatica espressiva della gabbia bonelliana, l'autore riesce in alcuni precisi momenti a spingerla verso estremi, senza mai però valicarli, garantendo sempre così la leggibilità e fruibilità dell'opera, anche a chi può essere un semplice lettore occasionale.
Altro elemento visivo presente, e che mai dobbiamo dare per scontato, è la recitazione dei personaggi.
Sarà per il tratto plastico di Simeoni, qui i personaggi sono molto scenici, recitano tanto con l'espressività dei volti quanto con la mimica anatomica che, unite assieme, accendono il legame empatico tra il lettore e i protagonisti, in questo caso specifico con Dylan Dog e l'archeologa Sylvie Brides.
La copertina dei Fratelli Cestaro, diversamente da quanto fatto da Gigi Cavenago con il numero #408 dove si era preferito andare su un versante lovecraftiano, gioca molto su uno degli elementi narrativi della vicenda, lo sguardo.
E' una composizione semplice quanto terrorizzante quella proposta per la copertina, che gioca moltissimo sul colore rosso, in particolare con la tonalità rosso sangue e che tiene serbato il contenuto stupefacente dell'albo.
E' una composizione semplice quanto terrorizzante quella proposta per la copertina, che gioca moltissimo sul colore rosso, in particolare con la tonalità rosso sangue e che tiene serbato il contenuto stupefacente dell'albo.
Nel complesso una bellissima lettura, ancora una volta un ottimo esempio di Fumetto, con la F maiuscola, italiano, che riesce ad essere al contempo popolare ma anche autoriale.
Un fumetto davvero consigliato, facilmente godibile anche da chi non avesse letto a suo tempo la prima parte della storia.
Potete trovare l'albo in tutte le edicole d'Italia.
Vi abbiamo incuriositi?
Prossimamente nuovi consigli alla lettura!
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LO STAFF DI ASSOCIAZIONE CULTURALE BERGOMIX
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