mercoledì 27 gennaio 2021

27 GENNAIO - GIORNATA DELLA MEMORIA NELLA NONA ARTE

Dal 2000, il 27 Gennaio viene celebrato in Italia come la Giornata della Memoria, una ricorrenza particolare e molto importante, nata per non far dimenticare gli orrori della Shoah, delle leggi razziali, della persecuzione nei confronti degli ebrei e della deportazione nei campi di concentramento.
La data è stata scelta in occasione della ricorrenza dell'abbattimento dei cancelli del campo di Auschwitz, avvenuta il 27 Gennaio del 1945 da parte delle truppe sovietiche che si trovarono innanzi ad uno scenario da incubo.
E' di fondamentale importanza, soprattutto oggi, non dimenticarsi di questi terribili accadimenti, facendo di tutto perché non accadano più, nonostante la Storia, quella con la "S" maiuscola, abbia dimostrato più volte come queste piaghe abbiano il terribile vizio di riproporsi ciclicamente.
Noi di Bergomix vogliamo cogliere l'occasione per proporvi un piccolo approfondimento fumettistico sul tema, per analizzare con voi alcune delle tantissime proposte della Nona Arte che trattano il tema.

LA STELLA DI ESTHER

Il primo fumetto che andiamo a vedere è "La Stella di Esther", un progetto di stampo fortemente didattico, pubblicato in Italia nel 2009 da De Agostini.
L'opera, realizzata da Eric Heuvel, Ruud van der Rol e Lies Shippers, è stata prodotta dalla Fondazione Anne Frank di Amsterdam e in Germania è già stata adottata come strumento di approfondimento di studio.
La storia vede per protagonista Esther, sfuggita alla persecuzione nazista emigrando inizialmente in Olanda subito dopo la cosiddetta "Notte dei Cristalli" e successivamente negli USA.
A fine Guerra decide di intraprendere un viaggio di ritorno in Europa per rincontrare e ringraziare le persone che l'hanno aiutata e coperta durante la fuga.
Nel farlo decide di portare con sé la famiglia del proprio figlio, incluso il giovanissimo nipote Daniel, accompagnato dall'amico Jeroen.
I due giovani adolescenti, aiuteranno Esther a ricordare quanto avvenuto.
E' proprio l'azione del ricordare e tramandare la memoria di quei terribili momenti alle generazioni successive che rendono il fumetto uno strumento adatto a commemorare la Giornata della Memoria.
L'opera risulta di facile lettura, anche grazie allo stile minimalista, figlio dell'influenza visiva dei lavori di Hergé, ma con appunti e riferimenti fondamentali in grado di rendere le tavole immagini vive che penetrano nella mente del lettore.





YOSSEL

Il secondo fumetto che andiamo a vedere è "Yossel", un vero gioiello visivo e narrativo, realizzato dalla leggenda del fumetto americano Joe Kubert.
Si tratta di un toccante racconto sull'inaffossabile spirito umano di sopravvivenza, nel ricordo del ghetto di Varsavia e delle disperate urla di terrore dell'Olocausto.
Come detto prima, ci troviamo di fronte ad una pietra miliare del fumetto internazionale dove i disegni sono stati intenzionalmente realizzati con la matita, in molti punti anche appena abbozzata, proprio per trasmettere la sensazione di temporanea sicurezza, di povertà in cui erano costretti gli ebrei nel ghetto.
Per chi ama il fumetto, troverà in questo lavoro l'essenza stessa della Nona Arte.
Nonostante ciò gli eventi narrati ti toccano gelidamente l'anima, le espressioni sul volto dei personaggi ti segnano.
Si tratta di una vera e propria testimonianza diretta ed immortale della prima generazione di ebrei che ha vissuto il terrore di quel terribile periodo storico, per quanto riguarda la Nona Arte, forse va addirittura collocato a fianco di "Maus" di Art Spiegelman (che vedremo dopo) per l'importanza dell'opera.
Nel 2015 l'opera è stata proposta in Italia nella sua integralità in una magnifica edizione dell'editore Lion Comics.





JAN KARSKI - L'Uomo che scoprì l'Olocausto

La terza opera che andiamo a scoprire è "Jan Karski - L'Uomo che scoprì l'Olocausto", edito da Rizzoli Lizard, sceneggiato da Marco Rizzo e disegnato da Lelio Bonaccorso.
L'affermato duo di autori propone con quest'opera l'incredibile storia di un "eroe" scomodo, che per primo vide e denunciò gli orrori dell'Olocausto, esponente dell'Armia Krajowa, gruppo polacco di resistenza al nazismo.
Negli Anni 40, nel mezzo di questo infernale scenario, evase da un gulag e dal ghetto di Varsavia, sopportò le torture delle SS e riuscì a fuggire dal fuoco dei bombardamenti.
Testimone e portatore di una verità terribile che avrebbe dovuto scuotere l'intero mondo occidentale dalle fondamenta, nel 1943 Karski ebbe l'occasione di incontrare sia il Ministro degli Esteri inglese Anthony Eden sia il Presidente degli Stati Uniti d'America Franklin Delano Roosevelt ai quali denunciò gli orribili accadimenti di sterminio e deportazioni attuati dalla Germania nazista.
La sua voce si perse però nell'incredulità e nella conseguente indifferenza, repressa dalle ferree leggi belliche.
Rizzo e Bonaccorso dipingono in questo racconto a fumetti tutti gli avvenimenti vissuti da Karski.
Le tavole di Bonaccorso sono come sempre poesia, toccano con dita di tristezza le corde dell'anima.
Testi e immagini che raccontano, che tramandano alle generazioni quanto avvenuto.
Un'opera talmente delicata da esser stata riproposta in una successiva edizione anche dal quotidiano "La Repubblica".





LA SECONDA GENERAZIONE - QUELLO CHE NON HO MAI DETTO A MIO PADRE

Il quarto fumetto che andiamo a vedere è "La seconda Generazione - Quello che non ho detto a mio padre", di Michel Kichka, israeliano di origini belghe che insegna alla Bezalel Academy, figlio di chi ha subito gli orrori della Shoah.
L'opera, edita in Italia da Rizzoli Lizard, è un romanzo di formazione, frutto di un'esistenza costretta ad essere trascorsa all'ombra dei demoni paterni.
Henri ha due figli maschi, Michel e Charly, unico membro della propria famiglia ad essere sopravvissuto all'Olocausto.
Il ricordo di quell'inferno lo ha reso muto, schiacciato anima e corpo da un profondo ed assordante dolore.
Tutto questo sino alla fine degli Anni Ottanta, quandi rinviene il cadavere del figlio più piccolo morto suicida.
E' a quel punto che qualcosa dentro Henri si rompe, come una diga incapace di reggere la pressione dell'acqua, iniziando a far riemergere prepotentemente i ricordi della Shoah.
Il trauma gli restituisce la voce, nonostante la libertà di un'esistenza normale sia solo un mero miraggio.
I demoni di quegli orrori trovano strada nell'incessante cascata di racconti che non permetterà all'unico figlio rimasto, Michel, di riavvicinarsi al padre.
E' un racconto del trauma delle seconde generazioni, figlie di chi quell'orrore l'ha vissuto realmente sulla propria pelle e nel profondo dell'anima.
La paura è ancora forte, la disperazione è solo labilmente confinata, bisogna tramandare, bisogna impedire che chi succeda negli anni a venire commetta lo stesso tragico errore.
Lo stile artistico adottato da Michel Kichka è semplice e lineare, a tratti sfocia nel caricaturale, all'apparenza non ricco di dettagli eppure in grado di coglie l'essenzialità del racconto.





MAGNETO TESTAMENTO

La quinta opera di cui vogliamo parlarvi è un volume davvero particolare, uno dei nostri preferiti in assoluto, "Magneto Testamento", edito in Italia da Panini Comics, sceneggiatura di Greg Pak, disegni di Carmine Di Giandomenico e colori di Matt Hollingsworth.
Il fumetto, che sin da subito si è affermato per i propri picchi qualitativi come una delle pietre miliari moderne della Marvel, tratta della gioventù di Max Eisenhardt, meglio conosciuto come Erik Magnus Lehnsherr ovvero Magneto!
Come spesso amiamo dire, dietro ad un fumetto, dietro ad un film tratto dai fumetti, c'è molto di più di quel che possa sembrare.
In questo caso si parla di una tragedia, l'Olocausto, vissuto in prima persona da colui che un giorno sarebbe divenuto la nemesi per eccellenza degli X-Men, talvolta travalicando confini etici, che lo ha portato prima di un percorso di redenzione, a divenire ciò che ha odiato e temuto di più.
Difatti, nei fumetti, così come nelle trasposizione cinematografiche, ciò che Magneto ha vissuto sulla sua pelle lo porta a temere per il futuro, a credere (talvolta con concreta ragione) che quegli orrori possano ripetersi.
Spinto dalla paura e dalla rabbia si spingerà oltre i limiti dell'estremismo divenendo non solo una nemesi di un gruppo di giovani eroi, ma persino un criminale, un terrorista, per poi comprendere quanto sbagliata fosse la strada intrapresa ed abbracciare il sogno di pace e convivenza tra umani e mutanti di Charles Xavier, cercando di recente, con quest'ultimo, una nuova via.
Magneto vive la propria gioventù in quel clima, dapprima di velato terrore e successivamente di orrore infernale, che lo segnerà negli anni a venire.
Dal razzismo gratuito a scuola e sulle strade alla fuga disperata, dallo sterminio della propria famiglia sino alla deportazione nel campo di concentramento di Auschwitz, la scoperta dei propri poteri e la conseguente fuga per una agognata ma illusoria libertà.
Per Magneto sono anni che trascorrono sulla sua pelle come decenni, dove l'innocenza e la spensieratezza della gioventù cedono il passo alla dura concretezza della vita adulta e a un orrore che mai sarebbe dovuto esistere.
A rendere così potente la narrazione, così penetrante e reale agli occhi del lettore questa storia, è anche l'incommensurabile ed artisticamente eccelso lavoro di Carmine Di Giandomenico e del colorista Matt Hollingsworth, quest'ultimo in grado di comprendere la profondità del messaggio di questo fumetto ed elevare il lavoro di Carmine, conferendogli un'anima.
Il lavoro visivo è davvero encomiabile, viviamo sulla strada non solo assieme a Magneto, ma anche attraverso i suoi occhi, cediamo assieme a lui il passo al terrore, all'affievolimento della speranza. 
Ci sono momenti, pagine intere, dove le immagini ci colpiscono come un pugno allo stomaco, dove anche il lettore più scettico crolla, dove i colori passano dall'acceso al freddo e gelido abbraccio della Morte.
I personaggi, i loro movimenti anatomici, le loro espressioni visive, ci colpiscono, ci penetrano dentro, ci tramandano l'orrore che viene descritto.
E' un capolavoro, come tutte le altre opere di cui abbiamo parlato e parleremo tra poco.






MAUS

La settima opera di cui vi parleremo è considerato dagli addetti al settore della Nona Arte, Il Fumetto per eccellenza quando si parla di Olocausto.
"Maus" di Art Spiegelman, edita in Italia da Einaudi, è un'opera di due parti dove l'autore porta avanti il lavoro di testimonianza degli orrori della Shoah subiti dal padre.
Si tratta di un duplice racconto.
Da una parte una delle più grandi tragedie dell'umanità, l'Olocausto, vista attraverso la lente deformante e sintetica di una satira che mostra gli ebrei come topi, i tedeschi nei panni di gatti crudelissimi ed i polacchi come maiali.
Ci sono la persecuzione e la morte, che con una sinistra cadenza regolare sconvolgono l'esistenza di un intero popolo.
Dall'altra parte c'è la storia di un rapporto famigliare, vissuto con passione e tormento, quello tra Art Spiegelman e il proprio padre, Vladek Spiegelman, voce narrante della storia e memoria storica di tutte le infernali atrocità vissute nell'Europa nazista degli Anni Quaranta.
Come per "Yossel", si tratta di una vera e propria testimonianza diretta di quella terribile ferita della Storia.
Un veicolo, il fumetto, in questo caso per tramandare quanto avvenuto e porre monito alle generazioni future.
I topi, i gatti e i maiali di Spiegelman spiazzano il lettore, lo mettono a disagio, sono lontanissimi dalle rappresentazioni caricaturali disneyane, dei Looney Tunes o di Matt Groening a cui il lettore occasionale moderno è abituato. 
Come per le tavole, si tratta di rappresentazioni stilizzate, talvolta semplificate seppur arricchite di dettagli tramite la forte contrapposizione dei bianchi e dei neri nell'essenzialità narrativa del fumetto stesso.
Sebbene apparentemente inespressivi, gli sguardi spenti dei topi penetrano gli occhi del lettore e ne toccano l'anima, facilitando l'empatizzazione di quei tristi accadimenti.





IL COMPLOTTO

L'ottavo fumetto che andiamo a proporvi è un'opera particolare, edita in Italia da Einaudi, realizzata da una delle firme più importanti del fumetto americano, Will Eisner.
Sicuramente moltissimi fra voi avranno sentito, almeno una volta, nominare due delle sue opere più importanti, "Contratto con Dio" e "The Spirit", ma in pochi forse conosceranno l'opera "Il Complotto".
Il fumetto in questione è una sorta di documentario fumettistico sui fantomatici "Protocolli dei Savi di Sion", falsi storici spacciati per veri dalla polizia zarista pre rivoluzione per fomentare l'odio nei confronti degli ebrei.
Documenti che sono poi stati sfruttati da Hitler e la Germania nazista per dare il via al proprio piano.
Questo falso storico, "I Protocolli", raccontano di un fantomatico piano ebraico per arrivare con astuzia al dominio globale.
Va da sé che Hitler ha trovato in questa documentazione la scusa per appropriarsi delle ricchezze in mano a diverse famiglie ebraiche per costituire il proprio reich.
Il fumetto, graficamente parlando, rispecchia, sebbene in maniera più soft, il dictat grammaticale di Will Eisner, con quella gabbia apparentemente senza confini, in realtà tacitamente dichiarata dal senso di lettura di immagini e baloons.
E' un'opera con una certa rilevanza, come dichiarato anche da Umberto Eco, che bisogna contiunare a raccontare per evidenziare la menzognera fomentazione dell'odio.





GIORGIO PERLASCA, UN UOMO COMUNE

La nona opera a fumetti che vi andiamo ad illustrare è un lavoro totalmente italiano del 2011 edito da ReNoir Comics, con la sceneggiatura di Marco Sonseri, i disegni di Ennio Bufi e i colori di Mirka Andolfo.
Come si evince dal titolo, il racconto è incentrato su Giorgio Perlasca, un italiano braccato dal regime nazista nella Budapest del secondo conflitto mondiale, intento a dedicare le proprie energie alla salvezza degli ebrei.
Per farlo, Perlasca si finge un diplomatico del governo spagnolo e deve vedersela con gerarchi nazisti invasati ed alti rappresentanti politici.
Tra spargimenti di sangue, deportazioni continue e bugie ben architettate, Perlasca riesce ad intrecciare la propria strada con quella di tantissimi condannati.
Lo Stato di Israele ha riconosciuto Giorgio Perlasca come un Giusto delle Nazioni.
E' una storia che insegna ad alimentare la tenue fiaccola della speranza anche in un terribile periodo buio come quello dell'Olocausto.
I disegni di Ennio Bufi, accompagnati dai colori di Mirka Andolfo, mostrano un tocco realistico e semplice, una narrazione poetica dell'animo coraggioso dell'uomo, tavole di facile lettura che scorrono davvero piacevolmente nonostante il tema trattato.





PERLASCA

Il decimo fumetto che andiamo a vedere è ancora una volta incentrato sulla figura di Giorgio Perlasca, edito nel 2020 da BeccoGiallo Editore, sceneggiatura di Matteo Mastragostino e disegni di Armando Miron Polacco.
Come per la precedente pubblicazione il fulcro della storia è l'operato di Giorgio Perlasca, un italiano che per salvare la vita a migliaia di ebrei a rischio deportazione ha dovuto fingersi una figura di spicco spagnola di cui nessuno ha più sentito parlare per oltre quarant'anni, fino a quando la sua storia non è stata raccontata dalla televisione.
Le tavole sono in scala di grigi acquarellati e seguono il dictat grammaticale classico del fumetto italiano.
Un esempio di graphic journalism, come piace dire a chi è solito etichettare le sotto categorie di fumetti, in grado di recare una testimonianza vivida di quanto accaduto.





JUDENHASS

Undicesima opera a fumetti di cui vogliamo parlarvi è "Judenhass", edita in Italia da Black Velvet, realizzata da Dave Sim, già autore acclamato sul piano internazionale per il suo "Cerebus".
Si tratta di un'opera davvero forte, reale, un racconto "breve", di sole 56 pagine, pubblicato per la prima volta nel 2008, forse uno dei meno conosciuti ma visivamente uno di quelli di maggior impatto.
Vengono toccati tutti i temi relativi alla Shoah, il realismo delle tavole in bianco e nero, che nulla hanno a che vedere con le altre opere di Sim, travalicano i limiti della carta e ti colpiscono la mente e l'anima.
Gli orrori dell'Olocausto ridiventano concreti per il lettore, che ancora oggi trova giustamente troppo dolorose e surreali quelle pene che in migliaia hanno subito negli Anni 40 del XX°secolo.
L'acclamato scrittore inglese Neil Gaiman lo ha così descritto: 
"Un lavoro incredibile, doloroso e reale. Non ricordo l'ultimo fumetto che mi fece piangere, ma questo ci è riuscito".





NOI NON ANDREMO A VEDERE AUSCHWITZ

Dodicesimo fumetto che vi sottoponiamo è un'opera che oggi si definisce commercialmente "graphic novel", firmato da Jérémie Dres, edito in Italia da Coconino  Press. 
La storia vede due fratelli, uno dei quali è proprio l'autore, intraprendere un viaggio da Parigi alla Polonia a seguito della scomparsa della propria nonna.
I due, che non hanno vissuto direttamente il dramma della Shoah, approfitteranno dell'occasione per ampliare la ricerca sulle proprie origini attraverso innumerevoli incontri ed interviste, dando il via ad un'approfondita inchiesta sulla memoria, la cultura e le prospettive della comunità ebraica polacca di oggi, con le sue aspirazioni, il proprio desiderio di rinnovamento e il confronto acceso tra le generazioni.
Ancora una volta la ricerca e il racconto permettono alle testimonianze di tramandare quanto accaduto, di non dimenticare gli orrori dell'Olocausto.
Lo stile di disegno non è particolarmente ricercato, eppure nel suo minimalismo autoriale riesce ad essere particolarmente efficace.





SIAMO TUTTI UOMINI - I COLORI DELL'OLOCAUSTO

Tredicesima opera a fumetti che mettiamo alla vostra attenzione è "Siamo tutti Uomini - I Colori dell'Olocausto", edita da La Memoria del Mondo, realizzata da Francesco Lombardo, Toni Viceconti e Dario Maglionico.
Si tratta di un'indagine sulle vittime dei lager nazisti.
Si stima che dei 15 milioni di persone morte nei campi di concentramento, 6 milioni erano ebrei. 
Ma tutti gli altri deportati chi erano?
I nazisti avevano inventato un sistema di codifca per classificare i prigionieri, in base ai motivi dell'arresto il deportato veniva contrassegnato con un triangolo di colore diverso.
Il triangolo di colore verde era per i criminali comuni, quello rosa per gli omosessuali, quello nero era per gli asociali, quello viola per i testimoni di Geova, quello blu per gli apolidi, quello rosso per i prigionieri politici, quello marrone per le persone di origine rom ed infine quello giallo per gli ebrei.
L'opera, che potremmo commercialmente definire una graphic novel autoriale, racconta otto diverse storie, ognuna dedicate ad un tipo di prigioniero differente.
Un nuovo approfondimento quindi sulla tragedia della Shoah che contribuisce al rinnovamento della memoria di quei terribili fatti.





ANNE FRANK - DIARIO

L'ultimo fumetto di cui vogliamo parlarvi in questo speciale dedicato alle pubblicazioni della Nona Arte in tema con la Giornata della Memoria è "Anne Frank - Diario", edito da Einaudi Editore, realizzata dagli autori Ari Folman e David Polonsky, gli stessi che hanno firmato la nota opera "Valzer con Bashir".
Il volume si pone come una trasposizione fedele a fumetti del Diario di Anne Frank, sposando così appieno l'obiettivo di preservare la memoria degli eventi, consegnandoci attraverso una inedita ed originale prospettiva, la voce di un'adolescente che, come ogni sua coetanea di tutti i tempi, desidera soltanto scoprire un mondo che invece è costretta ad osservare di nascosto, circondata dal timore che presto o tardi la propria vita possa giungere a termine nonostante non abbia commesso crimine alcuno.
Graficamente parlando lo stile di disegno è ben delineato e le vignette sono ricche di particolari.





Eccoci arrivati alla fine del nostro breve approfondimento sul tema dell'Olocausto affrontato nel mondo della Nona Arte, analizzando alcuni dei tantissimi fumetti che negli anni sono stati pubblicati.
Speriamo di aver stuzzicato la vostra curiosità e la vostra voglia di approfondire l'argomento con una di queste letture.

LO STAFF DI ASSOCIAZIONE CULTURALE BERGOMIX

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