lunedì 11 ottobre 2010

INTERVISTA CON JOHN McCREA

Cari amici del Bergomix, grazie per continuare a seguirci così assiduamente. Come promesso inizio a riportarvi le esclusive interviste fatte agli ospiti di Bergomix 2010. Il primo ospite è John McCrea, che ha aperto le danze di questa fantastica edizione. Buona lettura!

E’ qui con noi John McCrea, famoso autore di comics americani.

Un saluto a tutti!

Grazie per essere nostro ospite alla quinta edizione di Bergomix.

Come ha iniziato a muoversi nel mondo dei fumetti? Ha iniziato come semplice lettore in gioventù? Le piaceva disegnare da ragazzo?

Si, i miei genitori mi comprarono il primo fumetto quando avevo 4 anni, si trattava di Avengers #5, e questo è stato per me lo starting point dal quale ho voluto diventare un disegnatore di fumetti. Sin da subito mi è piaciuto moltissimo disegnare i personaggi della Marvel traendo ispirazione soprattutto da John Byrne. Mentre frequentavo la scuola ho realizzato che era giunto il momento di fare qualcosa con questa passione che cresceva, così ho deciso di mettermi realisticamente al tavolo a disegnare, prendo esempio dagli autori professionisti, facendo quattro pagine di matite ogni settimana per poter un giorno entrare a far parte della schiera dei disegnatori di fumetti. Per prima cosa compravo un fumetto, non lo leggevo, andavo da mia madre, mio padre o mio fratello e chiedevo loro di fornirmi una scenggiatura riguardante il fumetto acquistato. A lavoro ultimato comparavo il mio lavoro a quello dei professionisti per vedere come loro esprimessero appieno ciò che si doveva rappresentare e capire i miei errori. Una settimana optavo per una storia di Spider-Man e mandavo i miei disegni alla Marvel, la settimana dopo facevo una storia di Batman mandavo i miei disegni alla DC, una settimana dopo ancora decidevo di dedicarmi ad un fumetto indipendente tipo Mirage e mandavo loro una o due paia pagine di disegni. Lo stesso ho fatto con una storia di Judge Dredd mandandola successivamente alla 2000 A.D. Ho fatto così per quattro anni, ogni settimana quattro pagine, dedicando totalmente me stesso a questa passione. Ho capito che se volevo entrare a far parte del mondo dei fumetti dovevo seguire una strada dura, dovevo produrre molte pagine. Ricevevo di risposta molti feedback, anche positivi, dagli editors delle varie testate. Specialmente in Marvel uno di questi mi ha seguito in maniera scrupolosa e criticamente costruttiva un lavoro dopo l’altro. E così è come ho iniziato.


 
Lei è molto amato per aver creato assieme a Garth Ennis verso la fine degli Anni 90 la serie Hit-Man. Lei ha amato altrettanto cimentarsi con questa serie a fumetti? Quanto ha potuto intervenire sul processo creativo dei personaggi, in special modo su come dovesse apparire il protagonista Tommy Monaghan?

Si mi son davvero divertito, mi son sentito realmente coinvolto nel lavorare ad Hitman, ho ricordi stupendi su questa serie. Ho disegnato ogni singolo personaggio apparso e alla fine della serie, dopo anni di pubblicazione, li ho sentiti come se fossero degli amici reali. Mi manca un po’ lavorare su di loro. A livello di input sulla serie ho detto poco, non sono uno scrittore, non mi son mai considerato tale e le mie limitazioni riguardano l’area del disegno. Ho chiesto a Garth di inserire un paio di elementi durante le storie, come i dinosauri, ma la mia influenza si è limitata a ciò. Sia il look di Tommy, che scenari o le situazioni assurde son tutta farina del sacco di Garth. Garth è uno scrittore energico, ama le situazioni folli e io non ho problemi a seguire i suoi script, mi divertono.

Quali sono le somiglianze e le differenze tra Hit-Man e la serie The Boys: Herogasm?

Son davvero due serie differenti tra di loro. The Boys non presenta alcun personaggio protettivo, ad esclusione di Hughie che differisce dalla maggior parte del cast, rappresentata in modo poco piacevole. In Hit-Man, Tommy e i suoi compagni sono generalmente personaggi cool che pur essendo killer, fanno ciò che fanno con un certo criterio e alcuni principi. In comune le due serie han il marchio di fabbrica tipico di Garth, ovvero la presenza di alcune situazioni al di fuori del normale. Inoltre, a differenza di quanto fatto con Hit-Man io non ho nulla a che fare con la creazione dei personaggi e mi limito solo a seguire quanto dettato dalle serie precedenti.



 
In questi anni lei ha avuto modo di lavorare sugli eroi più amati al mondo. Ha lavorato per la Marvel su personaggi del calibro di Spider-Man, Hulk, Capitan America e sui Vendicatori! Le piace disegnare supereroi? Cosa rappresentano per lei?

Si, amo disegnare i supereroi. Principalmente è il motivo per cui ho iniziato a disegnare e in special modo i Vendicatori mi han reso un fan dei fumetti. Son un vero Marvel Zombie! In tutta sincerità amo qualsiasi personaggio della Marvel apparso fino al 1980, ma eroi venuti dopo come Gambit o Cable, per quanto possano apparire cool non mi han mai detto niente. Spider-Man è senza dubbio quello che amo di più. I supereroi sono sempre stati e sempre saranno una parte importante della mia vita. Qualsiasi opportunità mi sia stata data di disegnare un personaggio Marvel, l’ho afferrata al volo, specialmente le storie apparse per il mercato inglese targate Panini Comics che presentano tuttora il segno marvelliano della vecchia scuola, dove i buoni sono eroi e le suonano ai cattivi di turno. Una vera gioia per gli occhi nel leggerli, ma ancor più un vero divertimento nel disegnarli.

L’ultima domanda riguarda un fumetto particolare chiamato The 99 che al momento è inedito in Italia. Che può raccontarci di questa serie?

The 99 è un progetto sul quale ho meditato a lungo con amici che han lavorato come editors e coloristi per la Marvel. E’ un fumetto originalmente pensato e pubblicato in Medio Oriente. Essenzialmente è simile agli X-Men, che finora non ho ancora disegnato, con giovani teenager mussulmani che pian piano scoprono di possedere poteri che li rendono forti, delle vere e proprie odierne meraviglie. Nonostante in America siano stati pubblicati solo i primi numeri, probabilmente non ha riscosso un amplio consenso, in Medio Oriente la serie prosegue ed è arrivata al numero 28. Mi sento coinvolto in questo lavoro, da un lato è divertente come qualsiasi fumetto, ma dall’altro è qualcosa di cui andar fieri, nella speranza che possa in qualche modo dare un’influenza con effetti positivi su uno scenario così frastagliato.

Grazie per esser stato nostro ospite!



Restate con noi perchè le sorprese non sono ancora finite!
 
Leonardo Monzio Compagnoni - Direttore Artistico di Bergomix
infobergomix@excite.it

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